Un film claustrofobico. È questa la sensazione che si prova per circa un'ora e mezza durante la visione di "47 metri", lo shark-movie diretto da Johannes Roberts. Il genere, si sa, ha sempre il suo fascino e crea nello spettatore una percezione molto alta di immedesimazione con i protagonisti. Ed è proprio per questo che quasi ti manca l'aria nel vedere il film.
La domanda che ti poni, inevitabilmente, è: cosa farei io se mi trovassi sott'acqua, in pieno Oceano a ben 47 metri di profondità e per di più con solo un'ora di ossigeno e circondato da enormi squali affamati? È questa la condizione in cui si ritrovano le due protagoniste Lisa e Kate, che durante una vacanza in Messico decidono di farsi coinvolgere da due ragazzi in un'insolita e illegale escursione. Le due ragazze si fanno infatti calare a 5 metri di profondità in una gabbia di ferro per poter ammirare gli squali. Come è facile intuire, qualcosa non va nel verso giusto e la gabbia precipita a 47 metri di profondità e le due ragazze restano completamente isolate dal mondo esterno. Le due sorelle devono trovare il modo di liberarsi e tornare su. Ma come? Ed è qui che inizia un crescendo di ansia e tensione che resta vivo sino all'ultimo secondo del film. La suspence e l'adrenalina la fanno da padrone e riescono a catturare completamente lo spettatore.
A differenza di altri thriller/horror, in "47 metri" c'è la quasi totale assenza di sangue e di scene troppo crude, tant'è che la visione non è stata vietata ai bambini. Perché il regista gioca molto piú sulla tensione che sui picchi di paura. Dunque se vi aspettate di saltare dalle poltrone resterete molto delusi. Ma se vi piacciono i film carichi di ansia e tensione, questa è la pellicola che fa per voi.
Una nota negativa va però fatta sul finale. Dopo tutta quella adrenalina ci si aspetta una conclusione leggermente diversa. Il finale aperto lascia un pò l'amaro in bocca e provoca disorientamento. Certo, un'idea di come possa terminare il film ce la facciamo, ma non ne abbiamo l'assoluta certezza. Tuttavia la visione è ampiamente consigliata.
Blog per gli amanti dello spettacolo e dell'arte in tutte le sue forme. Leggi tutte le ultime notizie su Tv, musica, cinema e spettacolo. Recensioni di album e film, pagelle su personaggi e programmi televisivi.
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sabato 27 maggio 2017
giovedì 25 maggio 2017
LEVANTE GIUDICE DI "X FACTOR": GIUSTO O SBAGLIATO?
È stata da poco annunciata la nuova giuria di X Factor e
come al solito non sono mancate le polemiche. L’undicesima edizione del talent
di Simon Cowell, che andrà in onda da settembre su SkyUno, vedrà nel team di
giurati i riconfermati Fedez e Manuel Agnelli, il ritorno di Mara Maionchi (già
giudice delle prime quattro edizioni su Raidue) e una novità inaspettata:
Levante. La cantante siciliana è la vera sorpresa di questa edizione ma la
stragrande maggioranza dei suoi fan non hanno apprezzato la sua scelta. Si leggono
infatti numerosi commenti di disappunto sui social della cantante, fan delusi
da questa scelta troppo “pop” per un’artista da sempre schiva alla tv e ai
talent come lei. In realtà già con il suo ultimo album Levante si è avvicinata
di più alla musica pop presentando brani come “Non me ne frega niente” e il
duetto con Max Gazzè “Pezzo di me”, entrambi diventati grandi hit radiofoniche
e che le hanno permesso di arrivare ad un pubblico più vasto.
Ma la scelta di accettare il ruolo di giurata ad X Factor proprio non è andata giù ai suoi fan più accaniti. Del resto non è la prima volta che accade una situazione simile. I fan non sono quasi mai contenti quando i loro artisti preferiti accettano di fare televisione nel ruolo di giudici. Ma la storia dice altro. La stragrande maggioranza degli artisti che si sono cimentati nel giudicare nei vari talent show ne ha tratto vantaggi e soprattutto tanta visibilità. Che quasi sempre ha fatto bene alla carriera dell’artista.
Prendiamo Elisa ad esempio. Lei a differenza di tanti altri non aveva alcun bisogno di fare tv nel ruolo di coach ad Amici. E invece ha accettato traendone non pochi vantaggi. Elisa ha fatto conoscere lati di sé al pubblico che erano sconosciuti, come la sua travolgente simpatia, la sua umiltà, il suo rigore nel mettersi a disposizione di giovani talenti. E si è fatta apprezzare e amare anche da chi non la conosceva bene come artista. Lo stesso Manuel Agnelli era sconosciuto al grande pubblico fino allo scorso anno. Così come Mara Maionchi che, grazie ad X Factor, ha raggiunto una popolarità immensa.
Tornando a Levante, dunque, la sua scelta potrebbe rivelarsi più astuta e azzeccata di quanto possa sembrare. Ancora non è riuscita ad arrivare al grande pubblico e se si gioca bene questa carta, potrebbe arrivare il momento della sua consacrazione. D’altronde era ben chiara la sua intenzione di voler finalmente arrivare ad un pubblico più vasto con la scelta di presentare “Non me ne frega niente” al Festival di Sanremo dal quale è stata però scartata. Per cui trovo giusto che abbia colto questa opportunità. Starà a lei ora sfruttarla nel migliore dei modi. A suo sfavore potrebbe giocare la sua giovane età e la poca esperienza col mezzo televisivo, ma non è da escludere che possa far diventare questi “svantaggi” i suoi punti di forza.
Ad alimentare le polemiche sono state poi alcune dichiarazioni “anti-talent” che la cantautrice aveva rilasciato in passato, rifiutando la partecipazione a X Factor come concorrente. Lei d’altro canto si è difesa dichiarando che comunque non parteciperebbe come concorrente ad un talent ma che il ruolo che andrà a ricoprire le offrirà occasioni ben diverse. Staremo a vedere.
Ma la scelta di accettare il ruolo di giurata ad X Factor proprio non è andata giù ai suoi fan più accaniti. Del resto non è la prima volta che accade una situazione simile. I fan non sono quasi mai contenti quando i loro artisti preferiti accettano di fare televisione nel ruolo di giudici. Ma la storia dice altro. La stragrande maggioranza degli artisti che si sono cimentati nel giudicare nei vari talent show ne ha tratto vantaggi e soprattutto tanta visibilità. Che quasi sempre ha fatto bene alla carriera dell’artista.
Prendiamo Elisa ad esempio. Lei a differenza di tanti altri non aveva alcun bisogno di fare tv nel ruolo di coach ad Amici. E invece ha accettato traendone non pochi vantaggi. Elisa ha fatto conoscere lati di sé al pubblico che erano sconosciuti, come la sua travolgente simpatia, la sua umiltà, il suo rigore nel mettersi a disposizione di giovani talenti. E si è fatta apprezzare e amare anche da chi non la conosceva bene come artista. Lo stesso Manuel Agnelli era sconosciuto al grande pubblico fino allo scorso anno. Così come Mara Maionchi che, grazie ad X Factor, ha raggiunto una popolarità immensa.
Tornando a Levante, dunque, la sua scelta potrebbe rivelarsi più astuta e azzeccata di quanto possa sembrare. Ancora non è riuscita ad arrivare al grande pubblico e se si gioca bene questa carta, potrebbe arrivare il momento della sua consacrazione. D’altronde era ben chiara la sua intenzione di voler finalmente arrivare ad un pubblico più vasto con la scelta di presentare “Non me ne frega niente” al Festival di Sanremo dal quale è stata però scartata. Per cui trovo giusto che abbia colto questa opportunità. Starà a lei ora sfruttarla nel migliore dei modi. A suo sfavore potrebbe giocare la sua giovane età e la poca esperienza col mezzo televisivo, ma non è da escludere che possa far diventare questi “svantaggi” i suoi punti di forza.
Ad alimentare le polemiche sono state poi alcune dichiarazioni “anti-talent” che la cantautrice aveva rilasciato in passato, rifiutando la partecipazione a X Factor come concorrente. Lei d’altro canto si è difesa dichiarando che comunque non parteciperebbe come concorrente ad un talent ma che il ruolo che andrà a ricoprire le offrirà occasioni ben diverse. Staremo a vedere.
mercoledì 24 maggio 2017
CHI VINCERA' AMICI 2017?
Dopo 7 mesi di sfide, prove, sacrifici ed eliminazioni,
sabato 27 maggio sarà incoronato il vincitore della sedicesima edizione di “Amici”.
E questa volta sarà il pubblico a decidere le sorti dei quattro finalisti
portati all’ultimo step dalla giuria, ovvero Andreas, Federica, Sebastian e
Riccardo. Due cantanti e due ballerini, tre componenti della squadra Blu
capitanata da Elisa e un solo componente della squadra Bianca guidata da Emma,
entrata in corsa alla quinta puntata per sostuire Morgan. Tre uomini e una sola
donna a contendersi il titolo. E quest’anno il meccanismo della finale cambia
rispetto al passato. Non sarà infatti un solo concorrente a iniziare a sfidare
man mano gli altri, ma si partirà subito con un “tutti contro tutti” che
porterà i 4 concorrenti a sfidarsi al televoto contemporaneamente. La produzione e la stessa Maria De Filippi ci
hanno messo 16 anni per capire che quel meccanismo non era adeguato e
soprattutto non dava pari opportunità ai concorrenti, ma meglio tardi che mai. Ma
non è tutto, perché da questa sfida a 4 usciranno i 2 vincitori delle
rispettive categorie. Alla finalissima accederanno infatti il più votato della
sezione canto e il più votato della categoria ballo. Per cui la sfida per
eleggere il vincitore assoluto di Amici sarà canto contro ballo. E la
possibilità che possa trionfare un ballerino dopo tantissimi anni, quest’anno è
più che concreta visto il livello non eccellente dei cantanti e dell’estrema bravura,
invece, dei due ballerini Andreas e Sebastian. Se da una parte, dunque, tra i
due ballerini non si riescono a fare troppe previsioni, tra i cantanti Riccardo
e Federica pare quasi scontato che a spuntarla possa essere il giovane cantante
milanese di “Sei mia”. Le motivazioni potrebbero essere molteplici, tra cui il
fatto che Riccardo piace molto alle ragazzine che, si sa, in queste occasioni
sono delle vere guerriere al televoto. Federica se la può giocare, ma di fronte
ha uno che è già primo in classifica con il suo album uscito lo scorso 19
maggio, uno che sforna hit orecchiabili e radiofoniche, un cantautore che ha il
potere di arrivare alla gente, un ribelle che alla fine ha conquistato anche la
giuria, scettica nei suoi confronti all’inizio del Serale. Parliamoci chiaro,
Federica ha una voce stupenda ma fa fatica ad uscire dal mucchio, risultando
una voce come tante, seppur bellissima. Riccardo si è invece distinto per la
sua scrittura, seppur da molti giudicata banale e infantile; ma del resto
quanti testi banali sono poi diventati dei grandi successi radiofonici e
commerciali?
Diversa è la questione nella categoria ballo dove Andreas e Sebastian se la giocheranno ad armi pari. Entrambi amatissimi dal pubblico e dalla giuria, è davvero difficile prevedere chi la spunterà al televoto. Sebastian ha dalla sua una grande versatilità, funziona in tutti generi grazie anche al suo fisico imponente. Difficile distogliere lo sguardo da lui mentre balla perché diventa protagonista assoluto del palco. A favore di Andreas, che forse è meno versatile, di sicuro c’è la capacità di amalgamarsi perfettamente ai professionisti che ballano con lui, annullando le differenze. E poi non dimentichiamoci che partecipa ad Amici per la seconda volta essendosi infortunato ad un passo dal Serale lo scorso anno. Per cui vanta già una nutritissima schiera di fan che fin dallo scorso anno lo sostiene vivamente.
In attesa di gustarci la finale con questo nuovo meccanismo e augurandoci che vinca il migliore, io azzardo una previsione: quest’anno vincerà un ballerino!
Diversa è la questione nella categoria ballo dove Andreas e Sebastian se la giocheranno ad armi pari. Entrambi amatissimi dal pubblico e dalla giuria, è davvero difficile prevedere chi la spunterà al televoto. Sebastian ha dalla sua una grande versatilità, funziona in tutti generi grazie anche al suo fisico imponente. Difficile distogliere lo sguardo da lui mentre balla perché diventa protagonista assoluto del palco. A favore di Andreas, che forse è meno versatile, di sicuro c’è la capacità di amalgamarsi perfettamente ai professionisti che ballano con lui, annullando le differenze. E poi non dimentichiamoci che partecipa ad Amici per la seconda volta essendosi infortunato ad un passo dal Serale lo scorso anno. Per cui vanta già una nutritissima schiera di fan che fin dallo scorso anno lo sostiene vivamente.
In attesa di gustarci la finale con questo nuovo meccanismo e augurandoci che vinca il migliore, io azzardo una previsione: quest’anno vincerà un ballerino!
venerdì 19 maggio 2017
"SCAPPA - GET OUT": LA RECENSIONE
Dopo il grande successo ottenuto negli Stati Uniti, è
arrivato anche nelle sale italiane, dal 18 maggio, “Scappa – Get Out” , film
horror-thriller diretto da Jordan Peele. Di horror in realtà il film ha ben
poco, a parte qualche sussulto dovuto soprattutto a spaventosi effetti sonori. Il
film è sostanzialmente un thriller con alcuni tratti di commedia che
alleggeriscono la tensione generale.
La trama si concentra sul problema del razzismo, seppur nascosto, da parte di borghesi bianchi nel sud degli Stati Uniti. Il protagonista è Chris, ragazzo di colore fidanzato con Rose, bianca e di buona famiglia. Insieme vanno a conoscere la famiglia di lei, all’oscuro del fatto che il fidanzato della figlia sia nero. Nonostante la diffidenza di Chris, Rose lo convince del fatto che per loro non sarà un problema e in effetti il primo elemento di stupore lo si ha nel momento in cui i genitori di lei accolgono lui in maniera del tutto normale, come se non fossero affatto sorpresi di ritrovarsi di fronte un ragazzo nero. Iniziano a verificarsi a questo punto delle situazioni ambigue che spesso hanno per protagonisti il giardiniere e la cameriera di casa, entrambi di colore. Nella pellicola il razzismo viene affrontato in maniera non del tutto evidente, lasciando però intuire subito allo spettatore che nulla è come sembra.
La prima ora del film scorre piuttosto tranquilla, a tratti anche lentamente, ma gli ultimi 40 minuti recuperano alla grande l’attenzione del pubblico in un crescendo di tensione che non si smorza fino alla fine del film. Tante cose poco chiare viste all’inizio, vanno a comporre poi il puzzle finale e si capisce perfettamente perché sono avvenute. Il regista porta lo spettatore a costruire da solo un filo logico e a collegare tutti gli avvenimenti precedenti che magari, prima, potevano sembrare privi di importanza.
Lavorando sull’idea di schiavismo, più che di razzismo, “Scappa” riesce a raccontare qualcosa che finora il cinema non era riuscito a raccontare, soprattutto in un film horror. Ma come detto in precendenza, non aspettatevi di vedere il film più pauroso della vostra vita, perché il regista gioca più che altro sul mistero, sul fatto che in quella casa ci sia qualcosa di inquietante ma non si riesce a capire cosa. Anche perché la famiglia Armitage sembra a posto, a parte la mania della madre di riuscire a ipnotizzare qualcuno per farlo smettere di fumare. Fin dalla primissima scena si capisce subito il messaggio che il film vuole lanciare, ovvero la difficoltà di essere un afroamericano residente in America. Se dunque una volta era l’uomo nero a mettere paura e ad essere il cattivo di turno, questo film evidenzia come oggi le cose negli Stati Uniti siano cambiate, nonostante l’era Obama, anch’essa più volte citata dai protagonisti. La vera svolta del film avviene nel momento in cui Chris scopre una scatola con delle foto di Rose; ognuna di esse la raffigura con un ragazzo di colore diverso. A differenza di quanto dichiarato da lei, prima di Chris, i suoi fidanzati erano stati tutti neri. Da qui appare subito chiaro che le cose non quadrano ed inizia così a crescere in chi guarda il film un mix di tensione, paura, ansia e incredulità che culminerà solo nel finale.
Non anticipo altro per non rovinare la sorpresa a chi deve ancora vedere il film, ma di certo ciò che si scoprirà dopo è davvero impensabile e lascia il pubblico sbalordito, con delle scene piuttosto forti dove non manca un bel po’ di sangue. Del resto il padre di Rose è un neurochirurgo…quale piano potrebbe mai voler mettere in atto su Chris?
La trama si concentra sul problema del razzismo, seppur nascosto, da parte di borghesi bianchi nel sud degli Stati Uniti. Il protagonista è Chris, ragazzo di colore fidanzato con Rose, bianca e di buona famiglia. Insieme vanno a conoscere la famiglia di lei, all’oscuro del fatto che il fidanzato della figlia sia nero. Nonostante la diffidenza di Chris, Rose lo convince del fatto che per loro non sarà un problema e in effetti il primo elemento di stupore lo si ha nel momento in cui i genitori di lei accolgono lui in maniera del tutto normale, come se non fossero affatto sorpresi di ritrovarsi di fronte un ragazzo nero. Iniziano a verificarsi a questo punto delle situazioni ambigue che spesso hanno per protagonisti il giardiniere e la cameriera di casa, entrambi di colore. Nella pellicola il razzismo viene affrontato in maniera non del tutto evidente, lasciando però intuire subito allo spettatore che nulla è come sembra.
La prima ora del film scorre piuttosto tranquilla, a tratti anche lentamente, ma gli ultimi 40 minuti recuperano alla grande l’attenzione del pubblico in un crescendo di tensione che non si smorza fino alla fine del film. Tante cose poco chiare viste all’inizio, vanno a comporre poi il puzzle finale e si capisce perfettamente perché sono avvenute. Il regista porta lo spettatore a costruire da solo un filo logico e a collegare tutti gli avvenimenti precedenti che magari, prima, potevano sembrare privi di importanza.
Lavorando sull’idea di schiavismo, più che di razzismo, “Scappa” riesce a raccontare qualcosa che finora il cinema non era riuscito a raccontare, soprattutto in un film horror. Ma come detto in precendenza, non aspettatevi di vedere il film più pauroso della vostra vita, perché il regista gioca più che altro sul mistero, sul fatto che in quella casa ci sia qualcosa di inquietante ma non si riesce a capire cosa. Anche perché la famiglia Armitage sembra a posto, a parte la mania della madre di riuscire a ipnotizzare qualcuno per farlo smettere di fumare. Fin dalla primissima scena si capisce subito il messaggio che il film vuole lanciare, ovvero la difficoltà di essere un afroamericano residente in America. Se dunque una volta era l’uomo nero a mettere paura e ad essere il cattivo di turno, questo film evidenzia come oggi le cose negli Stati Uniti siano cambiate, nonostante l’era Obama, anch’essa più volte citata dai protagonisti. La vera svolta del film avviene nel momento in cui Chris scopre una scatola con delle foto di Rose; ognuna di esse la raffigura con un ragazzo di colore diverso. A differenza di quanto dichiarato da lei, prima di Chris, i suoi fidanzati erano stati tutti neri. Da qui appare subito chiaro che le cose non quadrano ed inizia così a crescere in chi guarda il film un mix di tensione, paura, ansia e incredulità che culminerà solo nel finale.
Non anticipo altro per non rovinare la sorpresa a chi deve ancora vedere il film, ma di certo ciò che si scoprirà dopo è davvero impensabile e lascia il pubblico sbalordito, con delle scene piuttosto forti dove non manca un bel po’ di sangue. Del resto il padre di Rose è un neurochirurgo…quale piano potrebbe mai voler mettere in atto su Chris?
lunedì 15 maggio 2017
"MAGELLANO", IL NUOVO ALBUM DI FRANCESCO GABBANI - LA RECENSIONE
Tre mesi dopo la vittoria al Festival di Sanremo 2017, esce uno degli album più attesi dell'anno. Atteso perché per Francesco Gabbani si tratta della prova del nove dopo lo straordinario successo di "Occidentali's karma", che ha superato 100 milioni di visualizzazioni e ha scalato tutte le classifiche.
Reduce da un sesto posto all'Eurovision Song Contest a Kiev, Gabbani non è riuscito a portare a casa la vittoria ma ha certamente lasciato il segno in Europa. E per un cantante fino a due anni fa assolutamente sconosciuto, non è cosa da poco.
Nove sono le tracce del suo nuovo album intitolato "Magellano", opera terza del cantante, tra cui otto inediti e la cover presentata sul palco dell'Ariston "Susanna, Susanna" di Adriano Celentano.
Tra i brani, oltre all'ormai famosissima "Occidentali's karma", spicca la ballata "Foglie al gelo", testo molto toccante e presente anche nella colonna sonora del film "Poveri ma ricchi". Una canzona molto piacevole che ti vien subito voglia di riascoltare e che cresce ascolto dopo ascolto. E poi c'è "Magellano", che oltre a dare il nome all'album, è la traccia che lo apre. Una canzone in pieno stile "Occidentali's karma", dal ritmo immediato e martellante che ti resta subito in testa e convince fin dal primo ascolto, candidandosi ad essere una delle prossime hit che potrebbero essere estratte dall'album. "Tra le granite e le granate" è invece il secondo singolo dell'artista, già in rotazione radiofonica da un paio di settimane. Anche questo è un brano parecchio immediato, dalle sonorità fresche e orecchiabili, ideale per l'estate e per le spiagge. Funziona e sarà sicuramente uno dei più trasmessi dalle radio.
"A moment of silence" a dispetto del titolo è un brano italianissimo, pieno di riferimenti filosofici (come gran parte dell'album) e con un testo molto intelligente e complicato allo stesso tempo. Ritmicamente funziona un pò meno rispetto alle altre, ma è un brano che dopo più ascolti potrebbe conquistare anche i più scettici.
Altra ballad, molto intensa e riflessiva, è "La mia versione dei ricordi", a mio parere una delle canzoni migliori dell'album, dove si scopre l'altra faccia di Gabbani, quella più introspettiva e romantica.
Con "Pachidermi e pappagalli" si torna in pieno allo stile energico a cui ci ha abituati il cantautore. Ritmo scanzonato, un frullatore di vari pensieri sull'umanità e un motivetto al quale non riesci a restare impassibile.
Un album dunque che ha tutte le carte in regola per essere la vera consacrazione di questo artista rimasto in ombra per molto tempo. L'album ha debuttato direttamente al primo posto, confermando la grande attesa che c'era da parte di fan vecchi e nuovi. Un'attesa che di certo non sarà delusa da chi si aspetta un album in stile Gabbani, con qualche sorpresa che non lascerà indifferenti. Con questo disco ha dimostrato di avere la stoffa giusta e di poter diventare uno dei cantautori più innovativi e richiesti dei prossimi anni. C'è da scommetterci che più di un artista busserà alla sua porta per farsi scrivere un brano. Del resto ha già donato un suo pezzo a Mina e Celentano per il loro ultimo album pluriplatino.
Dunque il mio consiglio è assolutamente di ascoltare "Magellano" perché è una vera e propria botta di energia. Complimenti a Francesco Gabbani!
Reduce da un sesto posto all'Eurovision Song Contest a Kiev, Gabbani non è riuscito a portare a casa la vittoria ma ha certamente lasciato il segno in Europa. E per un cantante fino a due anni fa assolutamente sconosciuto, non è cosa da poco.
Nove sono le tracce del suo nuovo album intitolato "Magellano", opera terza del cantante, tra cui otto inediti e la cover presentata sul palco dell'Ariston "Susanna, Susanna" di Adriano Celentano.
Tra i brani, oltre all'ormai famosissima "Occidentali's karma", spicca la ballata "Foglie al gelo", testo molto toccante e presente anche nella colonna sonora del film "Poveri ma ricchi". Una canzona molto piacevole che ti vien subito voglia di riascoltare e che cresce ascolto dopo ascolto. E poi c'è "Magellano", che oltre a dare il nome all'album, è la traccia che lo apre. Una canzone in pieno stile "Occidentali's karma", dal ritmo immediato e martellante che ti resta subito in testa e convince fin dal primo ascolto, candidandosi ad essere una delle prossime hit che potrebbero essere estratte dall'album. "Tra le granite e le granate" è invece il secondo singolo dell'artista, già in rotazione radiofonica da un paio di settimane. Anche questo è un brano parecchio immediato, dalle sonorità fresche e orecchiabili, ideale per l'estate e per le spiagge. Funziona e sarà sicuramente uno dei più trasmessi dalle radio.
"A moment of silence" a dispetto del titolo è un brano italianissimo, pieno di riferimenti filosofici (come gran parte dell'album) e con un testo molto intelligente e complicato allo stesso tempo. Ritmicamente funziona un pò meno rispetto alle altre, ma è un brano che dopo più ascolti potrebbe conquistare anche i più scettici.
Altra ballad, molto intensa e riflessiva, è "La mia versione dei ricordi", a mio parere una delle canzoni migliori dell'album, dove si scopre l'altra faccia di Gabbani, quella più introspettiva e romantica.
Con "Pachidermi e pappagalli" si torna in pieno allo stile energico a cui ci ha abituati il cantautore. Ritmo scanzonato, un frullatore di vari pensieri sull'umanità e un motivetto al quale non riesci a restare impassibile.
Un album dunque che ha tutte le carte in regola per essere la vera consacrazione di questo artista rimasto in ombra per molto tempo. L'album ha debuttato direttamente al primo posto, confermando la grande attesa che c'era da parte di fan vecchi e nuovi. Un'attesa che di certo non sarà delusa da chi si aspetta un album in stile Gabbani, con qualche sorpresa che non lascerà indifferenti. Con questo disco ha dimostrato di avere la stoffa giusta e di poter diventare uno dei cantautori più innovativi e richiesti dei prossimi anni. C'è da scommetterci che più di un artista busserà alla sua porta per farsi scrivere un brano. Del resto ha già donato un suo pezzo a Mina e Celentano per il loro ultimo album pluriplatino.
Dunque il mio consiglio è assolutamente di ascoltare "Magellano" perché è una vera e propria botta di energia. Complimenti a Francesco Gabbani!
martedì 9 maggio 2017
"SELFIE", IL RITORNO NON VINCE MA CONVINCE
Dopo soli 4 mesi dalla fine della prima edizione, è tornato su Canale 5 il programma prodotto dalla Fascino di Maria De Filippi e condotto da Simona Ventura, "Selfie". Il programma, viste le numerose richieste di aiuto arrivate da parte del pubblico (pare oltre 35.000), è tornato in anticipo sul piccolo schermo, offrendo ai telespettatori una nuova edizione con un cast in gran parte rinnovato. Della passata edizione, infatti, per quanto riguarda i mentori, sono rimasti solo Stefano De Martino (ora in coppia con Bernardo Corradi) e Alessandra Celentano (affiancata da Briga). New entry la coppia di mentori formata da Iva Zanicchi e Barbara De Rossi che nella prima puntata non hanno risparmiato siparietti comici a sfondo sessuale. Anche la giuria è stata completamente rinnovata con l'unica conferma di Tina Cipollari e l'arrivo di Platinette, Alex Belli, la riesumata Pamela Camassa e il professor Zecchi.
Una prima puntata che, a parte gli ascolti non proprio esaltanti, è apparsa migliore rispetto a quelle della passata stagione, con una Simona Ventura sempre più padrona della scena e un cast che nel complesso pare funzionare. La Ventura meritava un gran ritorno in tv e il mio sogno nel cassetto è che torni a condurre "L'isola dei famosi", come solo lei sapeva fare.
Sono state tante le novità introdotte, che hanno dato più ritmo alla trasmissione, una tra tutte il ruolo affidato a Belen Rodriguez, che, dietro le quinte, funge da vera e propria "fatina", aiutando chi crede poco in se stesso a migliorare il proprio aspetto. La stessa Belen si è rivelata vera protagonista, con continui battibecchi col suo ex marito Stefano De Martino, conditi da vari punzecchiamenti da parte di Simona Ventura. Memorabile il momento in cui De Martino dice che una una donna ha bisogno di determinate attenzioni, riferendosi ad una richiesta di aiuto. La risposta al veleno di Belen non si è fatta attendere dichiarando: "E solo adesso te ne sei reso conto?", seppur con il sorriso. Di sicuro ne vedremo delle belle nelle prossime puntate; tra frecciatine e sguardi ambigui, i due hanno fatto sognare i più romantici.
Dunque Simona Ventura, che ha fortemente voluto la Rodriguez nel cast, ci ha visto giusto, dato che la sua "pupilla" è stata la protagonista indiscussa della serata.
Il programma pare aver assunto più una sua identità rispetto alle puntate andate in onda lo scorso autunno, distaccandosi un pò da quella che sembrava una versione 2.0 del Brutto anatroccolo. Tuttavia gli ascolti non hanno premiato il reality prodotto da Maria De Filippi. Sicuramente ha influito la fiction andata in onda su Raiuno, "Maltese" con Kim Rossi Stuart, che ha ottenuto oltre 7 milioni di spettatori con il 30% di share, lasciando a "Selfie" poco meno di 3 milioni di ascoltatori con il 16% di share. Che la rete possa optare per un cambio di messa in onda? Staremo a vedere. In ogni caso sono certo che Queen Mary sia già al lavoro per introdurre elementi capaci di attirare l'attenzione del pubblico come solo lei sa fare!
venerdì 5 maggio 2017
"FAMIGLIA ALL'IMPROVVISO": LA RECENSIONE
Un film che vi toccherà il cuore e la mente. Perché oltre a farvi emozionare, vi farà riflettere. Riflettere sui legami, che non necessariamente devono essere forti solo se di sangue. Riflettere sulla vita, che non sempre scorre sul binario giusto. Sull'imprevedibilità, sempre dietro l'angolo e pronta a sconvolgere i nostri piani. Dopo l'enorme successo di 'Quasi amici', Omar Sy fa ancora emozionare il pubblico in sala interpretando uno sciupafemmine giocherellone che ad un tratto vede la sua vita stravolgersi quando è costretto ad occuparsi della figlia neonata di cui non conosceva l'esistenza. Anche in questo film di Hugo Gélin, remake di un film messicano del 2011, Omar Sy brilla per la sua contagiosa simpatia. Il protagonista si ritrova a dover crescere questa bambina di tre mesi, della quale inizialmente vorrebbe sbarazzarsene restituendola a sua madre che però fa perdere le sue tracce. Ed è in questa occasione che incontrerà colui che oltre ad aiutarlo con la piccola, gli offrirà un lavoro come stuntman. I cliché nella pellicola non mancano, come la malattia e i buoni sentimenti, ma la bravura del protagonista rende tutto meno banale, anche se tutto può sembrare abbastanza scontato. Tutto infatti cambia quando la madre della bambina si rifà viva dopo 8 anni.
Il film racconta in questo modo la famiglia con molta semplicità, descrivendola come la più grande avventura della vita.
C'è chi accusa il regista di usare troppi stereotipi e di usare una tecnica di racconto troppo smielata. Di sicuro non si è preso troppi rischi e ha puntato sul facile effetto strappalacrime. Ma nel film si sorride anche tanto, donando toni di leggerezza alla vicenda. E non tutto è così scontato come sembra. Ci sono infatti almeno due elementi di sorpresa per il pubblico che vengono svelati solo nella seconda parte del film.
Se volete dunque sorridere e commuovervi allo stesso tempo, dovete assolutamente guardare 'Famiglia all'improvviso'.
Il film racconta in questo modo la famiglia con molta semplicità, descrivendola come la più grande avventura della vita.
C'è chi accusa il regista di usare troppi stereotipi e di usare una tecnica di racconto troppo smielata. Di sicuro non si è preso troppi rischi e ha puntato sul facile effetto strappalacrime. Ma nel film si sorride anche tanto, donando toni di leggerezza alla vicenda. E non tutto è così scontato come sembra. Ci sono infatti almeno due elementi di sorpresa per il pubblico che vengono svelati solo nella seconda parte del film.
Se volete dunque sorridere e commuovervi allo stesso tempo, dovete assolutamente guardare 'Famiglia all'improvviso'.
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